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LA GIUSTIZIA




LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA




In questa sala trattiamo dei problemi della Giustizia e della riforma che tutti dicono urgente, ma nessuno ha le idee chiare sul da farsi




ed.01/07/12

Giustizia

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Principi Colpa e Pena Carceri

GIUSTIZIA: PRINCIPI GENERALI

01/07/12
Un divertente racconto di Cechov intitolato "Il camaleonte" , che potete trovare sul web facilmente (ad es. sul sito http://www.readme.it/libri/9/9001010.shtml), mi è sembrato di sorprendente attualità.
Si tratta di un orefice che essendo stato morso ad un dito da un cagnetto, cerca di ottenere giustizia da un Commissario, che in quel momento si trovava a passare con una guardia per quella zona. Il Commissario subito si veste d'autorità e minaccia l'ignoto proprietario del cane di chissà quale multa esemplare. Ma appena si profila la possibilità che il cane sia del tal Generale, immediatamente il Commissario cambia atteggiamento e accusa l'orefice di aver simulato l'infortunio o di aver stuzzicato il povero cane. Ma poi sembra impossibile che il Generale abbia un cane insignificante come quello; di nuovo il Commissario si scaglia con veemenza contro gli incauti proprietari di cani! Infine il cuoco del generale attesta che il cane è del fratello del Generale: allora il colpevole è sicuramente l'orefice, non c'è più alcun dubbio!
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Incredibile mi sembra l'attualità di questo racconto, oggi che si discute di indipendenza della magistratura.
In effetti il problema di giudicare in modo indipendente le persone e gli atti riguarda tutti: se analizzate bene i vostri pensieri vi accorgerete che qualche volta avete dato per scontato che il colpevole di un reato fosse un extracomunitario o qualcuno che vi riusciva antipatico o un mussulmano; è naturale nutrire sospetti verso lo straniero, il diverso, lo sconosciuto.
La tendenza a giudicare in modo pregiudiziale le persone si accentua quando dal nostro giudizio può scaturire un danno o un vantaggio a noi o alle persone a noi care.
Ad esempio un giornalista può scrivere articoli molto critici nei riguardi di personaggi in vista, ma difficilmente attaccherà le persone che sono amiche o vicine politicamente al proprio editore.
Del resto un altro esempio letterarario illuminante è quello dell'avvocato Azzeccagarbugli de 'I promessi sposi' che rifiuta di difendere Renzo quando capisce che ha subito un sopruso dal potente signorotto Don Rodrigo.
Si comprende , quindi, che il problema della Giustizia degli uomini è insolubile, almeno fino a quando essa sarà fondata sui concetti di Libero Arbitrio, Colpa e Pena.

Nella filosofia Parabolica il problema si risolve mediante i seguenti principi:
1) Il Libero Arbitrio non ha senso.
2) Al concetto di Colpa va sostituito il concetto di Causa di un danno.
3) Al concetto di Pena va sostituito il concetto di Risarcimento del danno ed eventuale Rieducazione della persona che lo ha causato.
4) Lo Stato e i giudici (se hanno commesso errori) devono risarcire il danno prodotto dal processo contro un imputato risultato poi non autore del reato.
5) Le strutture, le attrezzature e il personale che amministra la giustizia devono essere per quantità e qualità tali che nessun processo venga rinviato per mancanza di mezzi o di personale.

Se il danno è stato causato intenzionalmente si richiede un percorso educativo idoneo a riportare la persona nell'ambito del rispetto degli altri e delle leggi.
Il risarcimento del danno può avvenire direttamente o tramite Assicurazione, come per la RC Auto: ciò vuol dire che i risarcimenti ricadono in parte sull'intera collettività ed in parte su coloro che hanno causato i danni, con forme di rateizzazioni e dilazioni opportune.
Responsabilizzare i giudici è l'unico modo per evitare processi inutili o infondati e per ridurre la durata dei processi.
L'amministrazione della giustizia richiede enormi risorse, ma si tratta di un investimento proficuo se si pensa al risparmio che si ottiene riducendo la criminalità organizzata, la corruzione , le truffe, i delitti e la sofferenza delle popolazioni.

GIUSTIZIA: Colpa e Pena

01/07/12 - Menu
Un problema fondamentale per la vita dei popoli è la definizione di 'colpa' e la determinazione della 'pena' corrispondente.
Il concetto di 'colpa' presuppone a monte una filosofia che ammetta il libero arbitrio. Spesso si dice che una persona è punibile se è libero di intendere e di volere. Ciò presuppone che una persona possa agire in contrasto con il proprio cervello: se, infatti, il cervello è una rete di neuroni che elabora i dati ricevuti dall'esterno, li confronta con le istruzioni e le esperienze pregresse e stabilisce l'azione da eseguire, come si può pensare che alla fine di questa elaborazione veloce ma complessa il soggetto possa agire in contrasto con il proprio cervello?
Poiché non possiamo sapere i dettagli della elaborazione dei dati che effettua il nostro cervello, la nostra sensazione è quella di aver deciso liberamente una certa azione, ma questa è la conseguenza di tutte le circostanze passate e presenti di cui il nostro cervello ha tenuto conto.
Quindi, una persona libera di intendere e di volere è semplicemente un soggetto la cui azione è determinata dal proprio cervello. Da ciò deriva che non ha senso parlare di 'arbitrio' perché un soggetto che ha vissuto in un certo modo, ha ricevuto certe istruzioni, è passato per certe esperienze e si trova in una certa situazione non può che agire in un certo modo.
Quando si punisce una persona per il suo operato si pensa in genere che poteva agire diversamente, se avesse voluto.

La nuova filosofia parabolica invece asserisce che tutto ciò che avviene, NON può non avvenire.

Ma forse questo ci autorizza a smantellare la struttura giudiziaria dello Stato? No certamente!
Dobbiamo, però, ridefinire la funzione della Giustizia.

E' vero che in questa nuova visione della libertà individuale non ha senso infierire sul 'colpevole', ma occorre mettere in atto strategie educative preventive e repressive per proteggere la società dalle azioni dannose.
Il principio basilare che chi produce un danno deve risarcire il danneggiato, resta sempre valido. Invece il principio che ad una colpa corrisponde una pena come espiazione, deve essere precisato nel modo seguente:

il soggetto che arreca danno ad altre persone o all'intera società con il suo comportamento errato deve risarcire il danno, secondo le sue possibilità, e sottoporsi ad un percorso rieducativo tale da rendere improbabile che egli ripeta gli stessi errori in futuro.

Questa impostazione in effetti è già insita nella Costituzione della Repubblica italiana del 1948. Eppure in occasione di sentenze di processi di omicidio spesso si sentono strane affermazioni:

'I genitori della vittima sono soddisfatti della condanna inflitta' oppure 'I parenti delle vittime sono insoddisfatti della condanna, che ritengono troppo lieve'.

Affermazioni del genere appartengono alla filosofia 'Occhio per occhio, dente per dente' che caratterizza la fase dell'Odio nella evoluzione dell'Umanità.
Il passaggio alla fase della Pietà e poi dell'Amore richiede ormai una nuova impostazione anche sul piano emotivo. E' la società che deve stabilire quale percorso deve seguire una persona che ha commesso un'azione gravissima non solo per il danno incommensurabile causato ai familiari della vittima, ma anche per il danno alla sicurezza della società che si regge sul rispetto delle leggi. I familiari delle vittime devono ricevere dallo Stato una compensazione, che risulterà sicuramente inadeguata, ma non hanno un diritto di rivalsa punitiva sulla persona che ha causato il danno. Sarà sempre lo Stato attraverso la magistratura a stabilire le misure educative, restrittive, curative da applicare ed eventuali risarcimenti per il danno causato alla società nel suo complesso.
La sentenza è importante per tutta la società perché da essa dipende se quelle azioni dannose si ripeteranno: ci possono essere altri soggetti il cui cervello in situazioni analoghe potrebbe indurli a commettere lo stesso errore; è essenziale che nella elaborazione che queste persone faranno si inserisca anche la notizia che quel comportamento produce conseguenze molto sgradevoli per chi lo mette in pratica, in modo che questa informazione pesi negativamente sulla decisione.
In questo quadro non ha alcun senso l'ERGASTOLO in quanto punizione estrema: è evidente l'incostituzionalità di tale pena che non prevede per definizione il ritorno della persona nella società. Mi meraviglio che esista ancora nel nostro ordinamento una pena che io considero più crudele e disumana della pena capitale.

GIUSTIZIA: Carceri

01/07/12 - Menu
Putroppo leggiamo spesso terribili notizie dalle carceri: maltrattamenti, botte, malattie, suicidi.
Come si è detto la pena deve avere una funzione educativa e deterrente da perseguire con la minima sofferenza possibile non solo del condannato, ma anche e soprattutto delle persone che sono a lui legate da affetto, come il coniuge, i figli, i fratelli,ecc.
E', quindi, ovvio che la detenzione così come avviene in genere attualmente è quanto di più insopportabile ci possa essere in paesi che si definiscono "civili".
Per risolvere il problema del sovraffollamento si deve disporre una riduzione della durata della detenzione in carcere in misura proporzionale al sovraffollamento a cui è sottoposto il detenuto, sostituendo la detenzione con arresti domiciliari o altre modalità alternative.

Sarebbe molto meglio impiegare i detenuti, secondo le capacità fisiche di ciascuno e senza imporre condizioni troppo gravose, in lavori utili, magari quelli poco piacevoli, "che nessuno vuole più fare", ma che sarebbero comunque meno umilianti di una detenzione in condizioni di sovraffollamento e di inattività forzata, per non dire altro.
Naturalmente si richiedono notevoli investimenti per costruire le strutture tali da consentire ai detenuti di seguire un percorso rieducativo, con assistente guida, di apprendere le nozioni basilari per un cittadino e lavorare in modo produttivo per risarcire i danni causati dai propri errori e per aiutare eventuali familiari.
Ma questi investimenti sarebbero produttivi di enormi vantaggi.
Soprattutto si ridurrebbe la delinquenza recidivante; cioè si riduce il numero di persone che dopo un periodo di detenzione ritornano a commetere reati, magari più gravi dei precedenti, induriti dal carcere e ancora più legati alla malavita organizzata.

Il problema delle carceri è cruciale oggi perché si interseca con gli altri IN-CUBI del nostro FUTURO :

Immigrazione clandestina, Terrorismo, Epidemie, Inquinamento ambientale, Corruzione della democrazia, Povertà, Infelicità, ecc.
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